La splendida villa Ciccorosella apre le porte all’equipe di medici dell’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’ IRCCS di Bari, diretti da Antonio Delvino e da Giampietro Gasparini. che, per la prima volta a Palo, hanno parlato di prevenzione, diagnosi precoce e nuove tecnologie.
Un incontro organizzato dal Club Lions , presenziato da Nicola Liantonio e moderato dal direttore responsabile dell’Istituto dott. Vito Lorusso e dal dott. Rocco Guerra.
A fronte di dati scoraggianti, sono ben 32mila pugliesi l’anno che decidono di farsi curare in altre regioni, il direttore scientifico dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale, C. Germinario ha parlato di prevenzione come prima cura: la Puglia ricopre gli ultimi posti per lo screening preventivo dei tumori al seno (mammografia), alla cervice uterina (pap test) e al colon retto. “Esiste lo screening spontaneo e quello organizzato dalle Asl. Per quanto riguarda la mammografia il 63,5% delle donne pugliesi la effettua secondo le linee guide, ma solo il 37% esegue uno screening organizzato. In questo ambito la Puglia ha tanta strada da fare rispetto alle regioni del Nord. Infatti si posiziona al quintultimo posto. Per quanto riguarda lo screening spontaneo invece non è fanalino di coda, anzi, è tra le prime. Ma questa non è una cosa buona. E’ un fallimento da parte del sistema sanitario regionale. La prevenzione deve essere per tutti, completamente gratuita. Secondo le ultime statistiche il 16,5% delle donne pugliesi target non ha mai fatto una mammografia. Non va meglio con lo screening organizzato per la prevenzione del tumore alla cervice uterina che ogni anno, in Puglia, colpisce 3 mila donne. Su 69,8%, solo il 28,8% delle donne fa uno screening organizzato; il 20% della popolazione target non ha mai fatto un pap test in vita sua. Di male in peggio per quanto riguarda la prevenzione del tumore al colon retto per la quale non c’è né cultura né sensibilità. Il 74% della popolazione target non ha mai fatto prevenzione e la Puglia con la Calabria sono le ultime anche per quanto riguarda lo screening spontaneo”.
Secondo la relazione della prof. Germinario, in Puglia fanno screening preventivi le donne istruite e con una certa indipendenza economica. Le province in cui si fa meno prevenzione sono Foggia e Lecce. “Tutta la popolazione deve essere screenata, raggiunta dalle Asl a prescindere dalla cultura, dalle fasce sociali ed economiche, esattamente come succede nelle popolazioni civili” ha concluso la docente.
Pochi fondi per la ricerca, ancor meno per la prevenzione, come ha spiegato Guerra: “In Italia si destinano solo 4,9 mld di euro alla prevenzione”.
Ma che cos’è l’Istituto Tumori ‘Giovanni Paolo II’, chi ci lavora, in che cosa consiste una Breast Unit, quali sono le nuove tecnologie sperimentati?
Lo hanno spiegato direttamente le eccellenze dell’oncologia barese.
A. M CATINO (oncologa e specialista del tumore al polmone): “Il 90% dei casi di tumore ai polmoni è dovuto al fumo di sigaretta. La cessazione del fumo è fondamentale per la prevenzione ma anche per la cura. Bisogna dare segnali forti contro il tabagismo, evitando pubblicità, facendo informazione nelle scuole. C’è bisogno di una politica di controllo del tabagismo anche a livello legislativo. Chi smette di fumare ha benefici immediati”
C. M RESSA (direttore dell’U.O.D di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva): “Il tumore alla mammella colpisce una donna su 10, oltre 45mila casi ogni anno, è la prima causa di morte delle donne. Tuttavia è un tumore guaribile nel 90% dei casi grazie anche alla prevenzione oltre che alla ricerca per la quale dobbiamo trovare fondi e far sì che i giovani ricercatori non debbano andar via dall’Italia. All’Istituto ‘Giovanni Paolo II’ abbiamo fondato una Breast Unit, ossia un pool polispecialistico che lavora in sinergia, dalla diagnosi, al taglio, alla ricostruzione al post operatorio. In questo modo si riduce la mortalità, i costi per le aziende ospedaliere e soprattutto si migliora la vita del paziente”.
F. GIOTTA (oncologo): “E’ utile definire modelli assistenziali e operativi. Seguiamo un Pdta (percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali). La Breast Unit infatti prevede che diverse figure professionali condividano le scelte d’intervento e terapeutiche, incontrandosi settimanalmente. Ad oggi sono stati discussi 250 casi in 57 riunioni.
M. SIMONE (chirurgo): “Oggi si è persa fiducia nel medico a causa di un sistema sanitario frammentario e male organizzato. Un medico di Bari non è meno bravo rispetto al medico di New York, è il sistema che cambia. In questo senso entra in scena il nostro Istituto mettendosi a completa disposizione del paziente che soffre con diverse figure professionali, dall’oncologo allo psicologo. Abbiamo dunque pensato a percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali che sostengano il paziente dallo screening al follow up.
C. GADALETA (radiologo interventista): “Quali sono i colossi della terapia del tumore? La chirurgia, la radioterapia e l’oncologia. Ognuno di essi tuttavia è gravato da un prezzo biologico: la chemio procura un danno chimico perchè somministrata per vena, la chirurgia un danno fisico perchè coinvolge altre zone e la radiologia comporta un danno ultrastrutturale perchè attraversa organi ‘innocenti’. Come si elimina questo prezzo biologico? Come faccio ad arrivare dalla superficie alla profondità senza arrecare ulteriori danni? Con la radiologia fondamentale per poter intervenire in maniera diretta e precisa. La radiologia interventistica diventa così il quarto pilastro che ci permette di non sbagliare”.
S. KROL (ricercatrice in nano tecnologia): “Noi non trattiamo un tumore, noi trattiamo una cellula. Il tumore lascia nanoparticelle ricche di informazioni che utilizziamo per studiare una diagnostica precoce. E’ una malattia subdola che non dà dolore e quando lo fa è troppo tardi. Per questo pensiamo a un test, come quello di gravidanza, in grado di controllare le nano particelle e dirci se stanno cambiando. Ci sono pazienti più a rischio per cui si potrebbe analizzare spesso il loro espettorato con questo test, senza raggi o manovre invasive, e studiare le informazioni contenute nelle nano particelle. Queste ultime possono essere usate anche per somministrare i farmaci chemio terapici direttamente sulla massa tumorale, senza effetti collaterali”.
Al termine del convegno il direttore generale Delvino e quello scientifico Gasparini hanno concluso parlando di assoluta dedizione e spirito di servizio verso il malato, ma soprattutto con un monito “diffidate dei viaggi della speranza verso il Nord perchè quasi sempre c’è speculazione”.