Siamo stati contattati da molti cittadini di Palo del Colle risultati positivi al Coronavirus. I loro racconti sono molto simili tra loro. Tutti hanno in comune un fattore: la discriminazione.
“Ormai tutto il vicinato conosce la nostra positività. Siamo diventati la notizia del giorno, l’oggetto del pettegolezzo della quarantena. A volte evito di uscire dal balcone di casa mia, perchè sento e vedo i miei vicini che abbassano la voce quando ci sono. Non appena rientro, dopo aver steso gli indumenti, sento che riprendono a parlare di noi. Ho anche dei bambini piccoli, ma evito di farli uscire: ho paura che, sentendo qualche commento, possano sentirsi ancora più isolati di quello che già sono“.
Sono giorni difficili quelli che stiamo vivendo tutti, ma ancora più duri per chi è risultato positivo al Covid-19. “Neanche una parola di conforto dai vicini che, al massimo, con la scusa di chiedere ‘come stai?’ si soffermano a chiederti particolari irrilevanti come fosse un interrogatorio; per avere qualcosa in più di cui parlare“.
“Sono stufa dell’ignoranza. Tutto questo non è bello. Ricordo, prima di effettuare il tampone e scoprire la positività, di essere andata a fare la spesa e di aver sentito parlare un gruppo di persone su quanto fossero arrabbiati con Siciliani. Ho sentito con le mie orecchie che se avessero avuto davanti tutti i dipendenti, li avrebbero sterminati a fucilate. Come se fosse colpa loro, come se fossero gli untori“.
“La positività può colpire chiunque e l’ignoranza della gente non può essere curata. Ma decidere di stare in silenzio a volte è più giusto, perchè ci sono sempre delle orecchie che ascoltano i commenti cattivi. Magari il tempo sprecato nel criticare e nel fare gossip potrebbe essere speso aiutando le persone in difficoltà“.
Lamentele anche per un episodio accaduto durante il weekend, circa la consegna della spesa a domicilio.
“La settimana scorsa ho contattato due volte il servizio messo a disposizione dal comune, ed è andato tutto bene. Sono stati velocissimi. Mentre sabato li ho contattati di mattina e ho ricevuto la spesa alle nove di sera. I miei figli avevano fame“. Un rimpallo di responsabilità tra sanitari e protezione civile che ha rallentato la procedura di consegna.
“So che devono essere rispettate le norme di distanziamento, ma la consegna della spesa avviene lontano dal mio cancello, devo scendere giù in strada per raccogliere le buste. Il vicinato parla, sa già che siamo positivi, ma così è proprio alla luce del giorno“.