Con i primi caldi a Palo arrivano le puzze nauseabonde e sul web esplode la rabbia dei cittadini contro la storica azienda di macellazione carni Siciliani, colosso nel settore che ormai fornisce l’intero Sud e alcuni dei Paesi arabi. Tuttavia rimane il dubbio che i cattivi odori possano provenire dalla Tersan Puglia, l’azienda modugnese che si occupa di compostaggio. Ma c’è chi, soprattutto gli abitanti del quartiere Langilana, giurerebbe si tratti proprio dell’orribile odore di carne in decomposizione, lo stesso che si percepisce distintamente nelle giornate di caldo, arrivando da Bitonto e passando davanti all’immenso mattatoio. Allora ci chiediamo quali siano i parametri e le norme che un’azienda zootecnica così vicina ad un centro abitato dovrebbe rispettare.
Secondo quanto riportato dal Comune di Palo del Colle circa le norme tecniche di attuazione del Pug, “gli allevamenti di bestiame e le strutture di trasformazione dei prodotti agricoli devono distare dalle zone abitate in termini sufficienti a garantire l’assenza di elementi nocivi e inquinamenti ambientali, compreso quello sonoro e olfattivo. Questa qualità dovrà essere dimostrata dal proponente con appositi studi, rapportati alla tipologia d’uso richiesta. Le indicazioni di questi studi, saranno inserite nel ‘permesso di costruzione’ e ne determineranno la nullità se si dimostreranno errate. Le attività zootecniche di tipo intensivo e i relativi impianti dovranno comunque ubicarsi a distanza superiore a 1 Km dalle aree urbanizzate e da quelle per le quali il PUG prevede utilizzazioni extra-agricole. La realizzazione di allevamenti intensivi è subordinata alla predisposizione di impianti per la depurazione ed il controllo da parte della USL competente degli scarichi aeriformi, liquidi e solidi; per gli stessi, inoltre, vanno precisate le distanze dai confini e dagli alloggi di pertinenza sia degli edifici sia dei recinti di stabulazione e la dimensione minima del fondo”.
Secondo gli esperti, il rischio è che le deiezioni animali presenti in una azienda zootecnica mal gestita, a causa della fermentazione anaerobica del materiale biologico, possano dar luogo ad emissioni che consistono essenzialmente in composti inorganici e organici volatili. Fra le sostanze presenti in tali emissioni vi sono l’acido solfidrico (o idrogeno solforato, o H2S) e l’ammoniaca (o NH3), entrambi caratterizzati da odore penetrante e bassa (per l’ammoniaca) o bassissima (per l’H2S) soglia olfattiva, ovvero capacità di essere percepiti anche a concentrazioni in aria estremamente ridotte, con conseguenti danni alla salute. Per questo motivo andrebbero adottati tutti i possibili accorgimenti impiantistici indispensabili per evitare la liberazione delle sostanze odorigene in aria.
A tal proposito la Regione Puglia ha di recente emanato la legge n. 23 del 16/4/2015, intitolata “Modifiche alla legge regionale 22 gennaio 1999,n. 7, come modificata e integrata dalla legge regionale 14 giugno 2007, n. 17”, che disciplina specificamente le emissioni odorigene delle aziende.
All’art. 1, comma 3, tale legge prevede in particolare quanto segue: “Tutti i processi di lavorazione che comportano emissioni odorigene (derivanti da vasche, serbatoi aperti, stoccaggi in cumuli, o altri processi che generino emissioni diffuse), devono essere svolti in ambiente confinato e dotato di adeguato sistema di captazione e convogliamento con successivo trattamento delle emissioni mediante sistema di abbattimento efficace”.
Insomma, qualsiasi cosa si produca o lavori, bisognerebbe tener conto dei parametri di rispetto ambientale e della salute dei cittadini i quali, non dovrebbero vivere in un Paese maleodorante o con scarichi fognari che trasbordano per strada acque contaminate da sangue (http://www.bitontolive.it/news/Cronaca/277275/news.aspx; http://www.bitontolive.it/news/Attualit%C3%A0/293532/news.aspx) ma dovrebbero respirare aria pulita e vivere in un ambiente quanto più sano possibile.