Tutte le amministrazioni che si rispettino, a termine del proprio mandato e in vista di nuove elezioni, lasciano come ultima opera il ripristino del manto stradale. Anche Conte decide di rispettare la tradizione. Ma la domanda che sorge spontanea non è sul perché i sindaci decidano di asfaltare le strade solo prima delle votazioni, bensì: perché tempo un anno e le nostre strade sono puntualmente dei colabrodo? Com’è possibile che un asfalto abbia breve vita e cosa c’è che non vada in questi lavori per altro onerosi.
Sicuramente l’ufficio tecnico, i progettisti e, nel nostro caso anche il sindaco, data la sua formazione ed esperienza nel campo, conosceranno i processi che portano al deterioramento del manto stradale, i motivi per cui si formano le famigerate buche. Tuttavia noi di PalodelColle. Net, in vista dei prossimi 800mila euro stanziati per il rifacimento di numerose strade del paese (vedi post del 6 aprile sulla pagina fb di Conte) e a fronte dei 50mila previsti in bilancio e già investiti per interventi sulla rete viaria, abbiamo cercato di capirne di più, chiedendo spiegazioni a un esperto del settore, Michele Pagone, surveyor manager in Qatar per la Salini Impregilo, leader italiano e all’estero nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria.
Poiché l’argomento risulta essere complesso per i non addetti ai lavori, cerchiamo di aiutarci con le immagini. Il problema non è in superficie, ma sotto ciò che noi vediamo.
L’ immagine 1 rappresenta un pacchetto stradale standard;
La 2 non è altro che lo stesso pacchetto quando vi si insinuano al di sotto le radici di piante che creano i classici dossi e crepe sulla superficie.
Nell’ immagine 3 siamo di fronte al caso in cui l’infiltrazione di acqua piovana, attraverso le crepe presenti sulla superficie stradale, causa una perdita della capacità di resistenza allo sforzo degli strati di base e un sensibile aumento delle espansioni e riduzioni volumetriche dovuto agli sbalzi di temperatura.
Nel momento in cui si va ad agire rimuovendo lo strato di usura mediante scarifica, si spianano sì i dossi ma si riduce lo spessore dei pacchetti di asfalto e quindi le proprietà elastiche. Dopo aver posizionato il nuovo strato di bitume, apparentemente il manto stradale è perfetto, sembra come nuovo, in realtà è semplicemente ‘laccato’; al di sotto le radici e i pacchetti sono messi male. Inoltre, coprendo il tutto, non si permette più all’acqua di filtrare, riducendo così il volume delle radici o facendole seccare del tutto (questo può succedere anche a causa del cambio di stagione, potature, parassiti, ecc). Venendo a mancare il supporto delle radici, sulla superficie ormai stressata e sottile si creano sempre più facilmente depressioni e crepe. Il traffico, le rinnovate infiltrazioni, gli sbalzi di temperatura fanno il resto.
E arriviamo alla figura 7 ossia il disfacimento completo del manto stradale.
Identica situazione si presenta con i sottoservizi, ossia fibra ottica, condutture gas, fognarie e reti telefoniche. Insomma un disastro sotto un asfalto nuovo di pacca, al costo di circa 5.76 euro al mq (secondo il prezziario dei lavori pubblici della Regione Puglia) per una durata massima di 3 anni. Un ripristino totale del pacchetto stradale costerebbe circa 30.15 euro mq per una durata, con la debita e tempestiva manutenzione, praticamente infinita. Il rapporto è di circa 5 a 1 ossia: ogni 5 mq fatti a brevissimo termine, se ne farebbe uno a dovere.
A quanto pare però la soluzione è unica: la rimozione dell’intero pacchetto stradale, compattazione, bonifica e rifacimento della base, altrimenti, anche un singolo euro speso nella fresatura e rifacimento del solo tappetino d’usura sarebbe buttato via, massimo tre cicli stagionali e tutto tornerebbe come o peggio di prima.
E a Palo? Come si agisce? Gli 800mila euro serviranno ad una nuova laccatura o al rifacimento completo di strade che ormai ciclicamente crollano a pezzi?