La digos contro i pericolosi fischietti, scheda e blocca. Salvini ironizza: “Mia nonna li usava per andare a funghi”. La morte della democrazia.

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George Orwell diceva: “Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentire”.

Oggi la Lega, supportata dalla Forze dell’ordine, non ha voluto sentire, e ha represso quel diritto a chi era lì per esercitarlo pacificamente. In uno stato anti democratico si è consumata la repressione delle libertà costituzionali: di pensiero, di manifestazione. E’ successo a Palo del Colle per l’arrivo  dell leader del Carroccio, Matteo Salvini, condannato a 30 giorni di reclusione per oltraggio a pubblico ufficiale, al pagamento di 5.700 euro a titolo di risarcimento per cori razzisti, condannato dal tribunale di Francoforte per violazione di copyright al pagamento di 250 mila euro e tuttora sotto processo per vilipendio delle istituzioni costituzionali e della magistratura, diffamazione contro la seconda carica dello stato, presunto uso illegittimo dei voli di Stato, e sequestro di persona oltre ad essere a capo di un partito che ha rubato 49 milioni agli italiani (https://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_Salvini#:~:text=Nel%201999%20viene%20denunciato%20e,Consiglio%2C%20Massimo%20D’Alema.).  Ad accogliere  chi stamattina si è presentato per esprimere il proprio dissenso davanti alla statua di Padre Pio, nelle vicinanze dell’evento, c’era uno spiegamento spropositato di forze dell’ordine, operazione coordinata dal responsabile della digos il quale ha preteso che tutti venissero identificati e schedati. Peccato che tra quei presunti facinorosi, quelli segnalati nei giorni precedenti dal segretario della Lega di Palo del Colle, quei “violentissimi” criminali ci fossero pacifici cittadini, donne incinte, bambini, professionisti, anziani, maestre. Gente che non ha potuto guardare in faccia Salvini per ricordargli dei 20 anni di insulti ai meridionali perchè è stata bloccata in un angolo tra transenne e camionette dei carabinieri. Gente che ha potuto manifestare il proprio dissenso a distanza,  reclusa in un angolo e tenuta a vista dai carabinieri. “Sono arredamento, fischiano, mia nonna fischiava quando andava a funghi” avrebbe commentato ironicamente appena arrivato l’ex ministro Salvini. Eppure quei fischietti alla Lega avranno fatto tanta paura per aver chiesto un numero così cospicuo di carabinieri. Del resto, si sa “Il fischietto dell’operaio rompe i timpani dei padroni, il fischietto dell’operaio è più forte dei manganelli, il fischietto dell’operaio lo si sente per ogni strada”.

“Noi siamo qui solo per raccontare la storia della nostra terra, inclusiva e solidale. Ma oggi lo Stato ci sta impedendo di farlo con i mezzi garantiti dalla legge” ha dichiarato un avvocato tra i manifestanti. La storia di una terra vilipesa per anni. Perchè qualcuno ha dimenticato quando, nel non troppo lontano 2012, in un comizio a Manerba del Garda, poco dopo gli scandali che avevano travolto il suo partito, Salvini decise di andare sul sicuro pescando nel repertorio storico. “Siamo noi, i rompiscatole della Lega” tuonò dal palco, “quelli che si battono per eliminare i 70 mila falsi invalidi, i forestali della Calabria, i dipendenti dell’INPS sempre in malattia. Prima il Nord non è più solo uno slogan, è una necessità. Puoi aiutare qualcuno per qualche anno, e non per intere generazioni! Se la Lombardia al netto ci perde 4 mila euro per abitante, in Calabria ce ne guadagnano 3 mila. E per fare un bel confronto basta prendere gli esempi di Trentino e Sicilia: secondo voi chi si comporta meglio?” (https://www.odysseo.it/memorandum-per-non-rischiare-di-votare-salvini-al-sud/?fbclid=IwAR3ud9kHC7R2ioVktWXI3qSv4qZlzDQwzSsjX-n4OR3EvlP4fZWWvdnNMMI).

La dignità di un uomo va difesa oltre le convenienze, le dinamiche politiche, le amministrative, il voto di scambio. La dignità di un uomo va difesa oltre il comizio lampo di Salvini (10 minuti scarsi e 50 selfie), le sue battute sull’Azzolina e lo slogan “prima gli italiani, prima i pugliesi”. La dignità di un uomo non può prescindere dalla memoria storica. E qualora proprio non si volesse ricordare  basti guardare al presente: gli immigrati di oggi sono i meridionali di ieri. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia.

Ecco quello che un gruppo di manifestanti pacifici avrebbe voluto dire oggi.

Esiste un punto di non ritorno: oggi Palo lo ha conosciuto.