Intervista al campione olimpionico Massimo Stano: “Ai ragazzi dico di dare sempre il massimo: anche dalle sconfitte si impara”

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Grande festa quella che Palo ha riservato al campione olimpionico Massimo Stano, medaglia d’oro a Tokyo nella 20km di marcia conquistata il 5 agosto con il tempo record di 1h21’05”. Una settimana ricca di eventi fortemente voluta dall’amministrazione Amendolara, dalle associazioni sportive ma soprattutto dai palesi. Tra un impegno e l’altro noi di PalodelColle.Net siamo riusciti ad intervistare il campione:

DOMANDA: In che momento della gara olimpionica hai realizzato di poter vincere?

RISPOSTA –  Negli ultimi 3 km, quando i giapponesi hanno cambiato io sono riuscito a rilanciare il loro cambio, lì ho capito che probabilmente non sarebbero stati loro i vincitori ma che me la sarei giocata. Effettivamente però l’ho realizzato a 50 metri dal traguardo quando nessuno più mi superava e la striscia di Tokyo2020 era lì davanti a me.

DOMANDA – Avresti mai pensato nella tua vita di partecipare alle Olimpiadi e di vincerle?

RISPOSTA – Il sogno da bambino era proprio quello di partecipare alle Olimpiadi e mi sono allenato almeno per raggiungere questo traguardo. Dunque sono arrivato all’apice di una maturità ed esperienza sulle gare, anche a livello fisico, in grado di potermi giocare le prime posizioni, essere competitivo tra i più forti. A un mese e mezzo dalla gara ho iniziato a ripetermi “sei il più forte del mondo”, proprio come mantra, autoconvinzione. Sono arrivato a Tokyo con una tranquillità e sicurezza assoluta anche se non avevo fatto grandi allenamenti a causa di un piccolo infortunio a un mese e mezzo dalla gara. Tuttavia quando sono arrivato lì credevo in me, sentivo di poter vincere, ero l’unico che credeva nella mia vittoria e ci ho provato fino alla fine. Avevo ragione.

DOMANDA: Com’è stata la tua adolescenza a Palo? So che il tuo primo mister, Giovanni Zaccheo è stata una figura molto importante per te.

RISPOSTA – Ho iniziato a 10 anni con Giovanni ed è stato lui ad aiutarmi a capire in quale specialità potessi eccellere. Lui mi ha spinto verso la marcia.

DOMANDA – Non è stata dunque la marcia il tuo primo amore?

RISPOSTA – No, io ho iniziato con la corsa, poi ho provato, direttamente in gara perchè a Palo non c’erano strutture, salto in alto, salto in lungo. Le uniche discipline per cui potevamo allenarci, per strada, erano mezzo fondo e marcia. E Giovanni ha notato subito che proprio nella marcia sarei potuto andare meglio che nelle altre specialità provate. Per fortuna ha avuto buon occhio in quel momento.

DOMANDA – Cosa pensi quando marci?

RISPOSTA – E’ una domanda che mi fanno in tanti ma alla quale non so dare una vera  risposta perchè noi pensiamo un po’ ai ritmi, un po’ alla tecnica, un po’ a tutto visto che abbiamo tanto tempo in cui pensare. Però è una domanda alla quale mi viene difficile rispondere.

DOMANDA – La marcia richiede tanto sacrificio e soprattutto equilibrio, mantenere lo stesso passo non è facile. Questa disciplina ti ha aiutato anche nella vita a trovare equilibrio?

RISPOSTA – Per me lo sport è insegnamento di vita, mi dà tanto. Quando mi prefiggo un obiettivo voglio raggiungerlo a tutti i costi. Se vincere un oro olimpico significa andare  a dormire tutte le sere alle 10, mangiare sano ed evitare una vita spericolata, io l’ho fatto ben volentieri. Quindi sì, mi ha insegnato tanto anche nella mia crescita personale: la marcia è tassello fondamentale della mia carriera e della mia vita privata.

DOMANDA – A fine gara hai dato esempio di grande fair play aspettando i tuoi avversari giapponesi al traguardo. Perchè?

RISPOSTA – E’ un gesto che mi è venuto spontaneo. Nel 2019 in Spagna, quando ho fatto il record italiano ma ero arrivato secondo, dopo il giapponese, che poi a sua volta è arrivato terzo alle olimpiadi, fu proprio lui ad aspettarmi, fare l’inchino e togliersi gli occhiali in segno di rispetto. Un gesto che mi è entrato dentro aprendomi la mentalità sul rispetto dell’avversario. Quando gareggio sono tutti avversari e non guardo in faccia nessuno, ma fuori siamo amici, parliamo, ci scambiamo idee. Solo per una questione di tempo ho aspettato unicamente il secondo e il terzo arrivati ma il mio era un segno di rispetto per tutti gli atleti, perchè so quanto lavoro c’è dietro, anche solo per poter partecipare alle olimpiadi e tanti di loro erano lì per poterla vincere. Io sono riuscito a realizzare il mio sogno ma tanti non ci sono riusciti. Il mio era un gesto di rispetto verso tutti loro.

DOMANDA – Grande accoglienza di Palo in questa settimana. Ma se volessi dare un consiglio ai ragazzi palesi che non hanno le stesse possibilità di ragazzi nati in grandi città, cosa diresti loro?

RISPOSTA – Purtroppo io ho dovuto andare via da Palo perchè qui non abbiamo strutture e mezzi per poter diventare atleti di alto livello. Questa è una grossa pecca, e si dovrebbe lavorare su questo. Però quello che voglio dire ai giovani è che loro non possono sicuramente costruire un campo sportivo o una pista, ma possono divertirsi e dare il meglio di se stessi per poi fare le scelte giuste quando saranno grandi. Io spero che nessun altro vado ancora via da Palo perchè mancano le strutture e spero anche sia un problema che venga risolto al più presto. Forse questa mia vittoria potrà aiutare questo paese al quale sono affezionato e che menziono in ogni intervista. Ai ragazzi mi sento di dire di dare sempre il meglio di se, ci saranno vittorie, sconfitte ma da tutto si impara.