Farmaci salvavita consegnati dopo giorni direttamente dal farmacista, spesa recapitata a domicilio dal dipendente di un supermercato, padre di famiglia che si sente a disagio nel chiedere gel rinfrescante per le gengive doloranti della propria figlia, gente che non ha mai ricevuto beni di prima necessità se non da parenti che non potrebbero neanche avvicinarsi a loro. E’ il quadro drammatico sull’assistenza ai positivi Covid-19 di Palo del Colle in quarantena. La denuncia ai microfoni di Radio Selene dei protagonisti coinvolti in questa situazione arriva come un pugno nello stomaco, dolorosa. I positivi Covid-19 di Palo del Colle in quarantena non sono assistiti a domicilio dai sanitari preposti (Croce Rossa, Misericordia, Anpas). La macchina degli aiuti è fallimentare. Quella che una volta il commissario straordinario Rossana Riflesso aveva definito “L’isola felice” dei 4 casi si è trasformata in un inferno con il cluster Siciliani e i casi sono diventati ben 56. L’azienda della lavorazione della carne ha ripreso a lavorare ma la cittadinanza inizia ad accusare le conseguenze di un focolaio dalle dimensioni importanti. Il Dipartimento di prevenzione è intervenuto in merito per circoscriverlo ma la popolazione palese è evidente che non sia stata messa abbastanza in sicurezza. Qualcosa non è andato per il verso giusto e le sirene delle ambulanze che ogni giorno si sentono in paese ne sono la conferma. I problemi riguarderebbero in particolare l’organizzazione e il coordinamento per la consegna di generi alimentari e farmaci da parte dei sanitari della protezione civile. Molto presenti invece medici e pediatri di famiglia che quotidianamente si informano sulla sintomatologia dei pazienti.
“Abbiamo dovuto consegnare noi a distanza un antibiotico salvavita” denuncia il dott. Raspatelli al giornalista Paolo Ruscitto. Eppure secondo le direttive annunciate dal Comune di Palo del Colle nei giorni scorsi cibo e farmaci dovrebbero essere consegnati solo dai sanitari della protezione civile, dotati dei dispositivi di protezione individuale idonei ad entrare in contatto con aree a rischio. “Io non voglio dare fastidio ma mi servono delle cose come il gel per le gengive di mia figlia”: la testimonianza di uno dei 71 dipendenti Siciliani positivi lascia ammutoliti. Ma cosa non è andato nel verso giusto nell’assistenza sanitaria? Dov’è il cortocircuito nella macchina degli aiuti che pare dovesse essere da subito pronta ad affrontare la situazione, così come è avvenuto nei paesi limitrofi e considerando i due mesi di tempo che la Puglia ha avuto a disposizione per prepararsi ad affrontare il terribile Covid-19. I sanitari che avrebbero dovuto garantire beni di prima necessità ai positivi in quarantena che fine hanno fatto? E il commissario prefettizio, deputato alla supervisione della macchina organizzativa, perchè non è a conoscenza di una situazione così criticamente deficitaria? “Domani verrà regolamentata la gestione dei positivi” avrbbe dichiarato ieri la Riflesso. Oggi però è 5 maggio e l’emergenza Covid da Siciliani è scattata il 16 aprile. Per alcuni dipendenti dell’azienda la quarantena è finita. Intanto Palo del Colle, per numero di contagi da Coronavirus è nella fascia più colpita, quella dai 50 in su, come Bari. Immediate le reazioni di sdegno, in maniera trasversale, di tutte le forze politiche palesi. In questi giorni il Dipartimento di prevenzione ha vantato un protocollo di prevenzione messo in atto per l’azienda Siciliani all’avanguardia in tutta Italia. La stessa attenzione tuttavia non è stata data al resto della cittadinanza, anzi. La fretta di entrare nella fase 2, come il resto d’Italia, forse avrebbe fatto commettere errori di sottovalutazione ai vertici della Regione. Eppure “Il virus cammina con le nostre gambe” ha ripetuto più volte il noto epidemiologo Pier Luigi Lopalco, a capo della task force pugliese per affrontare l’emergenza Covid. A Palo il cluster Siciliani ha fatto aumentare esponenzialmente, da un giorno all’altro, il numero dei contagiati: la fase 2 e la mala gestione locale hanno fatto il resto!