Il racconto di una partita di calcio eccessivamente concitata e a tratti violenta, testimoni i tifosi e il mister Angelo Trentadue.
“Se ne sono accorti tutti, tranne l’arbitro”: si sfogano così i genitori e i tifosi in trasferta per la partita di calcio Palo contro Palese. Ma cosa è successo?
Il mister dei giovanissimi dell’ Associazione sportiva Calcio Palo, Angelo Trentadue, ci racconta: “Già all’arrivo ho capito che c’era qualcosa di strano; all’ingresso in campo hanno iniziato con atteggiamenti intimidatori contro il nostro guardalinee, anche lui appena diciottenne, al quale gli è stato intimato, senza se e senza ma, che quella era casa loro e comandavano loro e di dover andare da un altro lato”.
Calma e gioco regolare fino a quando il Palese è stato in vantaggio; dalla doppietta del nostro debuttante Montecasino, la situazione è precipitata, come ci racconta ancora il mister: “da lì è cambiato tutto, ogni azione proteste, minaccia svenimenti in area di rigore, i nostri attaccanti martoriati con gomitate, fino all’ultimo minuto del primo tempo quando un nostro ragazzo è stato spinto verso la recinzione e accerchiato da sette, otto ragazzi del Palese. Sono intervenuti alcuni nostri ragazzi e un giocatore avversario, davanti all’arbitro, ha scagliato il pallone in faccia a uno dei nostri. E l’arbitro Rossiello,che fa? Fischia la fine del primo tempo, lasciandolo a terra”.
Nessuna simulazione. Il ragazzo è rientrato nello spogliatoio e i compagni si sono accorti che aveva un occhio gonfio. Dal secondo tempo, nonostante il timore e la paura, la squadra è riuscita a mantenere il pareggio: ma gli episodi non finiscono qui. Il capitano Montecasino si fa male ad un ginocchio e mentre è a terra, un avversario gli cammina sopra. Per l’arbitro? È stata una dinamica di gioco e non un’azione volontaria.
Attimi concitati mentre ci si avvicina al fine partita: “gol annullati senza alcuna spiegazione, intimazioni da parte dei giocatori del Palese verso l’arbitro di dargli subito un rigore; all’ottantesimo minuto Tamma lanciato a rete viene fermato al limite con un fallo da ultimo uomo, e l’arbitro che fa? Decide di fischiare simulazione”.
Potete immaginare la scena, pareggio all’ottantesimo minuto, azione che potrebbe cambiare le sorti di una partita iniziata col piede sbagliato “nel parapiglia generale che si crea, viene sferrato un pugno in pieno volto al nostro giocatore. L’arbitro che fa? Si allontana da tutti senza prendere alcun tipo di provvedimento”
Profonda amarezza e sfiducia nelle organizzazioni che dovrebbero tutelare una squadra fatta di piccoli sportivi: “Davanti a tutto ciò – prosegue Trentadue – non so se serva ancora continuare e mettere a rischio questi ragazzi. È forte in me la voglia di mollare tutto. Io a queste cose non ci sto, questo non è il mio calcio, non è il calcio della mia società”. La Federazione in tutto questo dov’è?
Il Calcio Palo cerca di sopravvivere con le proprie forze, con qualche aiuto dell’amministrazione, qualche sponsor e autofinanziamenti. Tutto questo perchè? Per la semplice e pura cultura dello sport: si impara a fare squadra, ad ammettere i propri errori, a rispettare l’avversario, ad impegnarsi verso un obiettivo e fare sacrifici per raggiungerlo: quello che è successo domenica, non ha niente a che vedere con lo sport.