Alessia è laureata, abilitata alla professione di assistente sociale, ma disoccupata: ha inviato curricula ovunque ma ha ricevuto solo “no”, soprattutto per la sua transessualità. Un muro fatto di discriminazione per il suo aspetto fisico e la sua transizione. Con il tempo è diventata un’icona di determinazione e rivalsa: per il futuro ha progetti tutti dedicati alle persone transessuali.
Questa è la storia di Alessia Nobile, nata a Palo del Colle, e della sua storia fatta di esclusioni, voglia di rivincita e tanta determinazione. Noi di PalodelColle.NET l’abbiamo intervistata.
DOMANDA – Nelle interviste passate ti definiscono come sex worker, lavoratrice nell’industria del sesso. Qual è il tuo rapporto con questo lavoro?
Risposta – Io non lo chiamo lavoro, sarebbe pazzesco per me pensare che questo possa essere qualcosa da fare a vita. Qualcuno lo chiama lavoro e mi spaventa: non è assolutamente qualcosa di facile. Se fosse così normalizzato allora nessuno dovrebbe condannarlo e discriminarmi. Ma in realtà non è così. La escort è un’accompagnatrice che riceve anche persone che cercano un momento di pace, di rilassamento. Purtroppo al mio nome viene abbinato solo il sesso. Alla transessualità abbinano questo.
DOMANDA – Qual è il tuo rapporto con il tuo paese natio, Palo del Colle?
Risposta – Non frequento Palo del Colle da dieci anni ma la quarantena mi ha un po’ costretto a tornare qui. Inizialmente pensavo di essere circondata da sguardi poco piacevoli e invece ho ricevuto un bel riscontro: ho trovato qualcuno che mi ha chiesto di portare “Una vento di cambiamento, perchè c’è troppo silenzio”.
DOMANDA – Essere transgender al sud, in un piccolo paese. Che messaggio vorresti lanciare a tutte le persone LGBTQI+ di Palo del Colle?
Risposta – Non ci si può nascondere dietro la mentalità arretrata del paese, perché ad oggi dipende dalla persona. Parlando della mia esperienza, 20 anni fa in un paese come Palo non era facile vivere la mia vita come volevo ma non mi è interessato nulla e ho preso le distanze da chi aveva pregiudizi. Tuttavia un possibile “colpevole” c’è nella dolorosa narrativa della discriminazione, e posso dire che sono i genitori.
DOMANDA – I genitori delle persone che scoprono la propria sessualità o che vogliono vivere un percorso di transizione di genere pensi giochino un ruolo più importante della società?
Risposta – Se l’accettazione parte dalla famiglia tutto il resto viene più facile. I figli che vogliono fare transizione da soli, trascurano il lavoro e l’istruzione. Spesso viene chiesto ai figli di vivere la propria identità (di genere e sessuale) al di fuori dalla casa, di tenere questa “vergogna” fuori dalla famiglia. Così si insabbia la propria identità ed è brutto avere una doppia vita. Se nasce in casa tutto diventa una passeggiata. Il messaggio voglio darlo ai genitori: un genitore lo sa da subito e quando si ha la percezione è inutile bloccare questi discorsi. Non bisogna accettare passivamente ma accogliere attivamente.
DOMANDA – Che progetti futuri hai?
Risposta – Sto portando avanti l’idea di sportello sociale dedicato alle persone trans e ai sex workers: ci sarà un numero rosso da poter chiamare in qualsiasi momento della giornata per avere un aiuto immediato. Vorrei non sentire più nessun episodio come quello di un ragazzo gay palese a cui hanno rotto gli occhiali poiché bullizzato. Anche un insulto è una cicatrice che ci si porta per tutta la vita, anche il solo deridere un ragazzo che esterna la sua femminilità camminando in un certo modo. Che male ha fatto per meritarsi l’umiliazione? Mi sarebbe piaciuto aprire questo sportello a Palo del Colle ma la mancanza del supporto dell’amministrazione frena tutto.
DOMANDA – Per il futuro delle persone transessuali cosa speri?
Risposta – C’è tanto dietro la transessualità. Si nasce donna o uomo in un involucro sbagliato, non si diventa “magicamente” transessuale. Vorrei vedere realizzato il sogno di poter costruire una famiglia. Pur essendo trans potrei adottare un bambino in difficoltà e coronare il mio sogno, aiutando. Le donne e gli uomini trans non sono persone di serie C. Abbiamo cuore e testa per fare condurre una vita normale che molte persone danno per scontata.