Da Stazzema una proposta di legge antifascista. All’Anagrafe di Palo la raccolta firme.

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Anche a Palo del Colle è possibile firmare, fino al 30 marzo,  per la proposta di legge antifascista. Il 19 ottobre 2020 il Comitato promotore, presieduto dal sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, ha presentato in Cassazione una proposta di legge contro la propaganda fascista e nazista.

Era l’alba del 12 agosto 1944 quando, sui monti dell’Alta Versilia, si consumò una delle pagine più tragiche della Seconda guerra mondiale. Nell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, compiuto dai nazifascisti, vennero uccisi 560 civili, tra cui 130 bambini. La memoria della strage è conservata in un museo inaugurato nel 1982. Sono passati 76 anni da quella storia di morte e dolore che racconta di una piccola frazione, in provincia di Lucca, circondata da tre reparti della 16esima divisione Panzergrenadier delle SS, accompagnata da bande di fascisti, mentre un quarto reparto, più a valle, bloccava qualsiasi via di fuga. In quell’area – dichiarata pochi giorni prima “zona bianca” dagli stessi tedeschi e quindi considerata sicura dalla popolazione – erano presenti anche decine di sfollati, che dalla costa si erano rifugiati nel paese dell’Alta Versilia portando la popolazione da poche centinaia di persone a oltre due migliaia. Tutti gli abitanti, la maggior parte dei quali donne, bambini e anziani (che non erano fuggite dalle case ritenendosi al sicuro, in quanto civili innocenti), vennero radunati nel piazzale della chiesa e uccise a colpi di mitra per poi essere dati alle fiamme. “Uccisero Anna, l’ultima nata nel paese di appena 20 giorni, uccisero Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, uccisero Genny, la giovane madre che, prima di morire, per difendere il suo piccolo, scagliò lo zoccolo in faccia al nazista che stava per spararle; uccisero il prete Innocenzo, che implorava i soldati nazisti perché risparmiassero la sua gente, uccisero gli otto fratellini Tucci, con la loro mamma”, racconta il portale della Memoria dell’eccidio. Scendendo a valle, poi, le SS trucidarono anche tutti coloro che incontrarono sulla propria strada nelle frazioni di La Culla, Vacchereccia e nel paese di Valdicastello. Le violenze nazifasciste perpetrate nella zona diedero il via alla tristemente nota “marcia della morte”, finalizzata allo sterminio della popolazione civile per fiaccare la resistenza partigiana e che culminò, verso la fine di settembre, nell’eccidio di Marzabotto. I fatti di Sant’Anna di Stazzema rimasero quasi sconosciuti fuori dalla comunità locale fino alla metà degli anni Novanta, quando negli scantinati di palazzo Cesi-Gaddi a Roma furono ritrovati (nel cosiddetto “armadio della vergogna”) i fascicoli su decine di crimini di guerra commessi in territorio italiano durante l’occupazione nazifascista. La ricostruzione degli avvenimenti, l’attribuzione delle responsabilità e le motivazioni all’origine dell’eccidio sono state al centro del processo conclusosi nel 2005 con la condanna all’ergastolo di dieci SS al comando dei reparti, colpevoli del massacro. Una sentenza confermata in appello nel 2006 e ratificata l’anno dopo dalla Cassazione, che qualificò la strage come un “atto terroristico premeditato”.

E’ da Stazzema che oggi, nel 2021, parte la proposta popolare di una legge che dica no al fascismo  inasprendo le pene attualmente previste per la propaganda, soprattutto online e nel corso di eventi pubblici, e impedire la produzione e la vendita di oggetti con simboli fascisti e nazisti.
Una proposta importante e necessaria, soprattutto oggi che i rigurgiti di violenza e odio del passato tentano di riemergere ancora più violentemente; basti pensare alla campagna di odio social contro la senatrice a vita Liliana Segre, simbolo di resilienza e libertà, un patrimonio umano di cui gli italiani dovrebbero essere fieri.
L’antifascismo e la resistenza sono le colonne portanti della democrazia. Firmare è un dovere nei confronti dei nostri nonni ma soprattutto dei nostri figli.
E’ possibile recarsi personalmente all’ufficio Anagrafe presso palazzo san Domenico.