“Purtroppo si sta parlando ancora di promesse e di progetti futuri, ma ciò che è cambiato dallo scorso incontro sono le delibere firmate in prima persona del direttore generale del Policlinico, Giovanni Migliore“, mamma Angela torna di nuovo sotto i riflettori della stampa, per far sentire ancora una volta la sua voce sulle fatali mancanze nel reparto di terapia intensiva, sezione cardiologia dell’ospedale pediatrico barese.
Le interviste con mamma Angela suscitano sempre delle emozioni miste: c’è la tristezza e la rabbia per aver perso ingiustamente sua figlia Anita a meno di un anno dalla sua nascita. La piccola aveva bisogno di un intervento cardiochirurgico, ma per la fatale mancanza di posti disponibili in reparto di terapia intensiva, è morta di setticemia. Qui abbiamo raccontato la loro storia. Ma insieme alla tristezza c’è sempre uno spiraglio prepotente di fede e di speranza, questa volta rappresentato da un numero concreto di unità in più riservate alle cardiopatie.
DOMANDA – Forse è una domanda retorica, ma si conoscono delle tempistiche? La volta precedente l’intervento sembrava imminente, e invece…
RISPOSTA – No purtroppo le tempistiche non si conoscono. Questa volta, a differenza di ottobre in cui il direttore mi promise un mese (e poi non seppi più nulla), ha fatto a meno di pronunciarsi. Venerdì scorso ci siamo recati al Policlinico, insieme ad una rappresentanza di persone che ci seguono. Era previsto un incontro con lui, ma l’abbiamo visto dopo un po’ di ore, quando ormai eravamo rimasti in pochi.
DOMANDA – Quindi cosa è cambiato dall’altra volta?
RISPOSTA – Mi ha lasciato a testimonianza le delibere. Io sono andata da lui perché non avevo notizie da novembre. Nonostante a gennaio mi sia affacciata telefonicamente. Volevo ricordargli tutto; gli ho lasciato in copia le 7.026 firme che ho raccolto in nome di Anita. Adesso le ha lui e spero che possano facilitare i movimenti burocratici. Mi ha detto che bisogna reclutare nuovo personale partendo proprio dal primario per questa nuova ala di terapia intensiva.
RISPOSTA – Quello che mi ha ripromesso sono i posti in più, perché anche lui crede in questo. Oggettivamente sono postazioni che servono. Se non avesse creduto in questa cosa, mi ha detto, che non ci sarebbero state nemmeno le delibere. Io mi auguro di no, penso che ne sue mani ci sia abbastanza potere per poter attivare questo progetto.
Ma se così non fosse… io non mi fermo, proverò altre strade.