Lo scrittore torinese Paolo Giordano è stato ospite nel secondo appuntamento della rassegna “Sorsi di storie”, intervistato da Antonella Gaeta presso la suggestiva sala convegni della Bcc Palo del Colle, organizzato dalla Banca di credito cooperativo degli ulivi – Terra di Bari e con la collaborazione di Rigenera Laboratorio Urbano.
L’incontro letterario di giovedì sera – L’autore ha raccontato le sue numerose presentazioni e di come riesca sempre a “cogliere qualcosa di diverso da ogni posto e da ogni incontro“.
“Divorare il cielo” (edito da Einaudi) è tra best seller dell’estate 2018. L’autore vincitore del Premio Strega presenta dei personaggi famelici, descrivendo la Puglia come un posto in cui tornare a casa, un incontro sentimentale, quasi erotico. Proprio nella campagna pugliese ‘silenziosa e immobile’, che arriva la scelta di scrivere un romanzo ambientato nelle nostre masserie (sebbene questa scelta necessiti una conoscenza molto intima di questi luoghi).
Paolo racconta le avventure della protagonista Teresa e di tre ragazzi conosciuti come “quelli della masseria” a Speziale, un piccolo borgo nel brindisino: la storia è ambientata in estate, la stagione in cui si ha paura di non ritrovare più ciò che è stato lasciato l’anno prima.
In questo romanzo si racconta cosa succede agli altri quando si sparisce; anche nelle relazioni più vicine ci sono delle intermittenze, dei coni d’ombra, come tra Teresa e Bern, di cui la protagonista se ne innamora. Il gruppo vive l’intensità della giovinezza, tra passioni assolute, amori, sogni e nostalgie. Giorni condivisi a coltivare insieme la terra rossa, a curare gli ulivi, a sgusciare montagne di mandorle, anno dopo anno fino a quando Teresa rimarrà la sola a farlo.
Dopo la lettura delle prime pagine del suo libro, Paolo definisce il titolo come ‘un comandamento della giovinezza‘.
Passando alle domande pubblico, lo scrittore ha risposto con simpatia ad alcune curiosità quali “i libri letti nell’ultimo periodo”, “cosa indossa quando scrive e dove lo fa”, fino alla scelta di scrivere di una figura femminile: “per raccontare un personaggio è necessario andare fuori, sempre più verso l’altro, esplorando un nuovo mondo, scrivendo nella pelle del sesso opposto“.
“C’è sempre molto da conoscere nella vita di qualcun altro, Teresa. Non si finisce mai. E a volte sarebbe meglio non iniziare affatto”.
Non si finisce mai di conoscere chi ti sta accanto, si scoprono sempre nuovi mondi aperti da un intermittente pensiero che ci distoglie dalla quotidianità e che a volte sarebbe meglio non aver mai iniziato a possedere per la disperata paura di farsi sovrastare dalla nostalgia quando si resta soli.
Questo è il romanzo di una giovinezza sognata nel pensiero di tutti noi: vi ricordate cosa voleva dire, da giovani, cambiare il mondo, rifiutare ciò che non ci piaceva, divorando il cielo?