I bambini e gli anziani si raccontano attraverso il disegno.

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Picasso diceva:”Ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino“. Per lui l’infanzia era la parte più geniale della vita di un uomo; i veri artisti erano i bambini, il problema era che con l’età diventavano uomini comuni come tutti gli altri “in una società in cui tutto corre, in cui l’accelerazione ci sta togliendo il tempo della riflessione”  come ha spiegato l’illustre docente Franca Pinto Minerva in un incontro alla Casa di riposo s. Vincenzo.

Il tema, sviscerato in tutte le sue sfumature da professionisti del settore, è stato proprio  quello della potenza comunicativa nel disegno del bambino e dell’anziano.

Un progetto nato in collaborazione con il laboratorio urbano Rigenera, la Libera Università, Casa di riposo san Vincenzo, comitato del SS. Crocifisso e l’Istituto comprensivo Davanzati Mastromatteo.

“Nella scuola il disegno è fondamentale e più volte i nostri ragazzi hanno svolto attività con i nonni ma, sempre più spesso queste due generazioni dovrebbero incontrarsi” ha esordito il dirigente scolastico Angela Buono. 

La vera sfida però è stata far avvicinare gli anziani al mondo dell’arte. Il risultato è stato commovente, “quando stendono il colore su una tela sembra stendano le loro anime” ha raccontato l’assistente sociale della Casa di riposo, Erminia Pisani. E se gli anziani comunicano il loro intenso passato, “per un bambino aver a disposizione dei fogli e pennelli è una grande occasione, perchè è un modo di lasciare una traccia di sé, dice di esserci” ha spiegato la maestra Mariangela Francabandera dall’alto della sua trentennale esperienza.

Entrando nel mondo del disegno infantile, la maestra Teresa Mastrandrea fa notare come “per i bambini tutto può prendere vita, anche le cose inanimate. Spesso troviamo disegni nei disegni. In prima elementare il loro è un mondo fantastico in cui le proporzioni sono annullate. Poi in quinta le linee prendono corpo, c’è la profondità, le giuste proporzioni, la prospettiva. In tutti i casi il disegno è sempre un dono del proprio  intimo, un regalo prezioso”.

Il bambino non è l’unico a raccontare il suo mondo attraverso i segni dell’arte; “l’anziano ha in più l’esperienza e i sedimenti della memoria e con l’incisione sono riuscito a portare  a galla” ha aggiunto  il prof. Ferruccio Magaraggia.

In una visione di incontro generazionale, la professoressa di Pedagogia all’Università di Foggia, Franca Pinto Minerva ha spiegato come “L’anziano ha una disponibilità verso l’infanzia che non ha avuto neanche da genitore perchè non aveva tempo, mentre ora scopre il tempo lento, quello della narrazione. Cosa dà il bambino all’anziano? L’attenzione che non ha dall’adulto, perchè il bambino lo ascolta. Mettere in relazione bambino e anziano significa riallacciare rapporti in una società della frammentazione, costruire una continuità. L’incontro della mano del bambino e quella dell’anziano è una possibilità straordinaria che mette insieme ricordo, storia, futuro, passato. Non perdiamo i simboli, non perdiamo i miti. L’anziano è l’archivio per il bambino, l’archivio di una storia piena di questi miti”.

L’uno vive dell’altro, ed entrambi sono fondamentali nella costruzione del presente perchè, come ha concluso il presidente della Casa di riposo, Giovanni Fiore: “Non si può andare avanti se non si ha la speranza nel futuro così come non si può andare avanti se non si ha la conoscenza del passato”.