“In Basilicata c’è la mafia con il colletto bianco. Non è che se non c’è coppola e lupara sia meno pericolosa, meno mafia”. Durissime le parole del tenente di Polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello, ospite del Laboratorio Urbano Rigenera e invitato dal coordinamento no triv di Palo del Colle, per parlare di estrazioni petrolifere e inquinamento ambientale in vista del referendum nazionale del 17 aprile. Agli italiani verrà chiesto se vogliono abrogare una norma (il terzo periodo del comma 17, articolo 6 del codice dell’ambiente) che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane fino all’esaurimento del giacimento, senza limiti di tempo. In altre parole verrà chiesto se, quando scadranno le concessioni, si vuole che vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio.
Il tenente fu il primo a lanciare l’allarme sull’inquinamento del lago del Pertusillo. Ma per quella coraggiosa denuncia invece di ricevere un premio ha ottenuto una condanna: tre mesi di reclusione e tre mesi di interdizione dai pubblici uffici (pena sospesa). Più di quanto avevano stabilito i giudici di primo grado (due mesi e 20 giorni e nessuna pena accessoria, a seguito di rito abbreviato). Di Bello è stato condannato anche in appello. Ma la sua battaglia continua contro “chi avvelena il nostro Paese” e senza remore, né timore ha spiegato perché domenica si deve votare sì “una compagnia petrolifera è come lo Stato nello Stato. Non consente a nessuno di entrare nelle mura di cinta. Tempo fa ci siamo accorti che l’Arpab, che avrebbe dovuto fare controlli sull’acqua inquinata ha presentato certificati non idonei. Nonostante la moria di migliaia di pesci, recuperati con branchie sciolte dagli acidi utilizzati, l’alga rossa, continua il silenzio tombale da parte delle istituzioni locali, quelle stesse istituzioni che continuano a tacere anche dopo altre analisi ed altre conferme. Con l’aiuto economico di tanti cittadini abbiamo fatto decine e decine di controlli, scoprendo livelli altissimi di inquinamento, presenza di metalli pesanti anche in acque potabili. Inoltre abbiamo individuato pericolosissimi pozzi di reiniezione, ossia, una volta estratti tutti gli idrocarburi all’interno vengono immessi veleni”.
Le acque del Pertusillo non sono le uniche contaminate e a rischio. La Basilicata è la regione più sfruttata per l’estrazione di petrolio e idrocarburi con guinness dell’orrore: in una frazione di Marsicovetere giace un pozzo ad appena 500 metri di distanza da un ospedale e 300 dalla piazzetta del paese. “Qualora ci fosse un’esplosione finirebbe come Pompei” spiega Di Bello che aggiunge “le istituzioni non sono dalla nostra parte, per questo dobbiamo fermare le grandi compagnie quando ancora non hanno messo la prima pietra perché dopo è troppo tardi. Si dice che il petrolio porti sviluppo: il Pil della Basilicata non è mai stato superiore a quello delle altre regioni. Dietro al petrolio ci sono solo soldi per i politici corrotti e i colletti bianchi. Ci stanno saccheggiando e avvelenando e guarda caso questa manovra riguarda tutto il Sud. Non è concepibile che i miei figli e i figli dei miei figli devono vivere con pozzi di petrolio dove immettere veleni e non poter dir nulla perché alle compagnie si è data una concessione vita natural durante”.
Dopo 6 anni di battaglie, grazie all’intervento della Direzione Nazionale Antimafia è il caso di dire che qualcosa sta venendo a galla: l’inchiesta su Sigillito, sul coordinatore provinciale di Potenza dell’Arpab Bruno Bove e altre 32 persone indagate per disastro ambientale. Domenica i cittadini sono chiamati a dire la loro su una questione non solo politica, ma ambientale, etica e morale. Perché i palesi possano votare coscientemente ma soprattutto informati, il presidente di Arci Capafresca di Palo, Giuseppe Mastrandrea e uno degli amministratori della pagina Facebook ‘Sei di Palo se..’, Donato Greco, nella stessa occasione hanno sviscerato l’argomento esaminandolo pedissequamente di fronte all’aula gremita del Rigenera.
Oggi il tenente Di Bello fa il custode di un museo.