'La sposa promessa', una commedia “drammaticamente” contemporanea.

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Il Teatro parrocchiale Spirito Santo riapre le porte alla compagnia palese Historia Apuliae per un week end all’insegna della commedia. Questa volta è La sposa promessa, scritta e diretta da Vito Stallone a fare il tutto esaurito per ben tre spettacoli.


Il regista, ormai noto all’affezionato pubblico palese per le sue commedie degli equivoci a sfondo piacevolmente erotico, questa volta è andato oltre, decidendo di dare una connotazione quanto mai contemporanea alla sua rappresentazione, facendo riferimento a temi scottanti dei nostri giorni come l’omosessualità, le unioni civili e la politica. Ed ecco sul palco salire Pasquale Pipiricchio (Massimo Bitetto), giovane sindaco neoeletto di Palo del Colle dalla moralità dubbia, accompagnato dall’inseparabile quanto inopportuno consigliere comunale (Francesco Mondelli).


Nonostante l’esasperazione caricaturiale, Stallone riesce a dar vita a veri e propri stereotipi psicologici, mettendo in scena la vita quotidiana in maniera semplice, come in uno specchio scenico di facile comprensione per lo spettatore in cui spesso può identificarsi. Ne ‘La sposa promessa’ troviamo la vedova (Francesca Lisco), abbandonata e mortificata anche dal suo futuro nuovo marito e amore di sempre (Oronzo Mondelli) per colpa di un equivoco. Ed è proprio lui il latin lover per antonomasia, apolide, viaggiatore incallito, ma con una predilezione per Palo. Un perfetto matrimonio, combinato e organizzato tutto al maschile, dai due consuoceri (Tommaso Florio e Vito Stallone), pensato in grande come la miglior tradizione di paese. Nei lavori del regista palese si trova la satira dei costumi e dei personaggi e il gusto per un intreccio narrativo che presenta colpi di scena e casi divertenti. E poiché, come si suol dire “squadra che vince non si cambia” , ritroviamo i due esilaranti Vito Lanzisera e Anna Ameruoso, il primo nei panni di un concierge dai virili tratti e modi autoctoni e l’altra, una svampita barista sexy dalle origini calienti e l’accento spagnolo. Ma la commedia non poteva esser tale senza l’immancabile Vito Mastromatteo, presenza fissa ormai nella compagnia, molto amato dal pubblico anche solo per la sua mimica facciale e il suo fare, a tratti, volutamente impacciato.


La commistione tra comico e tragico è certamente l’aspetto più caratteristico della commedia di Stallone che conserva note agrodolci anche nelle sfumature della tradizione comica dialettale.