Innovazione, ambiente, sanità. Questi i temi sui quali l’assessore regionale alle Politiche giovanili Guglielmo Minervini (PD) ha dialogato col popolo del Rigenera in vista delle primarie del 30 novembre. In corsa con lui per la presidenza della Regione l’ex sindaco di Bari, Michele Emiliano, e il l’ex assessore regionale all’Agricoltura, Dario Stefàno.
Molfettese doc, politico dalla pluriennale esperienza, conoscitore del territorio ma soprattutto dei giovani, ideatore di Bollenti Spiriti, Minervini ha così raccontato la sua terra, quello che è stata e che vorrebbe diventasse: “Dopo dieci anni di politica di sinistra, oggi la Puglia cammina a testa alta; non siamo più in attesa ma facciamo. Prima non esistevamo, ora siamo un grande laboratorio in cui tutto può succedere. La Puglia è un’esperienza da vivere. Secondo il National Geographic è tra le 10 attrattive più belle del mondo. In 10 anni il turismo ha prodotto 8.5 punti di Pil, coinvolgendo tutto, dai trasporti, all’enogastronomia, alla cultura, al terziario”.
Tuttavia, alla base di un futuro migliore, della continua evoluzione economico-culturale, c’è la giustizia sociale, caposaldo della sua campagna elettorale.
“ Vi racconto di Pierangelo, figlio di un operaio di Ostuni, il quale, vincendo una borsa di studi, ha avuto la possibilità di studiare diritto romano a Berlino. Oggi, a 32 anni è professore associato. Io mi chiedo: Pierangelo, figlio di nessuno, in Puglia a 32 anni sarebbe diventato professore associato? Io sto qui e lotto per una Puglia nella quale, indipendentemente dal punto di partenza, sia data a tutti la possibilità di realizzarsi come persona” ha spiegato Minervini al suo pubblico di giovani e non solo, arrivando poi all’argomento più dolente della politica pugliese degli ultimi anni: la sanità.
“Perché non pensare di realizzare ospedali di comunità, piccoli centri che possano assistere i malati e le loro famiglie, portati avanti da giovani medici validi e innovativi; poliambulatori e consultori funzionanti. Gli ospedali ormai dismessi potrebbero mettere a disposizione di piccoli centri le attrezzature diagnostiche; i medici, invece di avere ognuno il proprio studio dovrebbero avere ambulatori associati. Tuttavia nella sanità bisognerebbe pulire tutto il marcio di un ambiente incrostato e lottizzato. Ma usciamo da questa palude? Si può fare o no? Io voglio essere portatore di una speranza possibile, di una politica diversa”.